(di David Bianchini) – Dopo aver battuto la Roma di De Rossi nell’entusiasmante match dell’Olimpico, ed in attesa del big match di Champions contro l’Atletico del Cholo, l’Inter di arancio vestita si trova ad affrontare il fanalino di coda Salernitana: i granata, che hanno appena sostituito Pippo Inzaghi con Liverani, precludendo così un possibile derby di famiglia, hanno una rosa composta da vecchi marpioni, tra i quali spiccano Candreva e l’ex Bayern Boateng, e stranieri più o meno famosi, tra i quali possiamo segnalare l’ex-meteora laziale Basic e soprattutto il senegalese Boulaye Dia, nel passato accostato al mercato nerazzurro. Insomma, sia pure con evidenti limiti, i campani avrebbero anche gli uomini per salvarsi, ma paiono una compagine assolutamente sfiduciata, e la loro prestazione a San Siro confermerà la sensazione che evitare la retrocessione sarà un vero miracolo. Simone Inzaghi, quanto a lui, mantiene il mirino ben fissato sul campionatone sulla prospettiva dello Scudetto della seconda stella, e limita il turnover alle fasce, dove agiranno Dumfries, recentemente ai margini, e Carlos Augusto. Per il resto, a parte De Vrij che sostituisce in mezzo alla difesa l’infortunato Acerbi, ci sono i titolarissimi. Il messaggio è chiaro: “Niente scherzi!”.
E che l’Inter non abbia minimamente l’intenzione di scherzare, lo si capisce sin dal calcio d’inizio: dopo nemmeno due minuti, Thuram colpisce a porta vuota il palo, dopo une respinta miracolosa dell’inossidabile Ochoa su colpo di teste di Bastoni. L’Inter martella senza tregua, e tre minuti arriva un altro legno, quando sempre l’eroico Ochoa devia sulla traversa una fucilata a botta sicura di Barella su millimetrico lancio di Bastoni. Insomma, un inizio devastante per dei nerazzurri determinati: il baricentro è altissimo, e d’altronde in tutta la gara sarà ben al di là dei 60 metri, e sulle fasce i nostri spadroneggiano in lungo e in largo, con un attivo Dumfries e con un brioso Carlos Augusto. Ed è proprio il brasiliano ad offrire, al 17′, a Thuram la palla dell’1-0: il vantaggio fa crollare il castello di carte granata, spazzato via dal tifone nerazzurro, ed il raddoppio arriva ben presto, quando Lautaro si mette in proprio, sfrutta una lunga rimessa laterale di Carlos Augusto e fa il 2-0 che di fatto chiude il match. Il Toro sembra proprio avere un conto personale con i granata, ai quali aveva fatto 4 gol in 35 minuti nel match di andata: con il suo ventesimo gol stagionale entra nella top 8 dei migliori marcatori nerazzurri. Il doppio vantaggio non ferma però i padroni di casa: tante volte abbiamo constatato come dopo il vantaggio i nostri smettessero di spingere, ma questa sera c’è voglia di fare gol, e infatti prima della pausa arriva anche il terzo, con un Dumfries lesto a ribattere in rete un’incerta respinta di Ochoa su cross deviato di Barella. Finisce così un primo tempo letteralmente impressionante: la Salernitana è stata disintegrata, e l’Inter ha sciorinato un calcio paradisiaco, fatto di scambi di alta scuola, in cui tutti partecipano alla manovra, dando l’impressione di divertirsi divertendo.
La ripresa scivolerà via leggera. Les jeux sont faits, direbbero al casinò, ma non per questo i nostri rinunciano a cercare la rete. Dopo un quarto d’ora, Inzaghi comincia a pensare all’Atletico e mette dentro Arnautovic, Sanchez e Klasssen. Poco dopo sarà il turno anche di Asllani e, finalmente, dell’esordio del canadese Buchanan: l’ex Bruges mostrerà subito cosa può dare alla causa nerazzurra in termini di velocità e di dribbling. L’Inter sfiora il quarto gol con Calhanoglu e con De Vrij e lo trova al 90′, sulla sirena, quando Dumfries serve ad Arnautovic una palla facile facile che l’austriaco spinge in rete, per un 4-0 finale che è più conforme a quello che si è visto sul campo…
Qualche numero conferma la schiacciante supremazia interista: 26 tiri a 1, addirittura 18 angoli a 0, e un possesso di palla del 73 % degno delle peggiori elezioni bulgare.
Per avere una tale supremazia, rara in serie A, ci vogliono due fattori: 1) che il più forte giochi con l’intenzione di vincere presto e bene, ed in questo tanto di cappello ad Inzaghi per aver saputo tenere alta l’asticella della concentrazione;
2) che il più debole abbia l’atteggiamento della vittima sacrificale, e tale è parsa la povera Salernitana, sfiduciata, in confusione ed in balia del maremoto nerazzurro.
La vittoria, la ventesima in 24 partite, come solo nel 2006/07, ci spinge, in attesa dei risultati del weekend, in fuga, a +10 sulla Juventus in fase calante: tutti i nodi vengono al pettine, e il non gioco di Allegri non può essere redditizio per sempre. Ora c’è la Champions, c’è l’Atletico Madrid: l’asticella si alza terribilmente, ma questa Inter sembra pronta a saltare ogni ostacolo.
Migliore in campo: Bastoni ( ma c’è l’imbarazzo della scelta);
Voto Partita: 9
Lascia un commento