Henrikh Mkhitaryan è stato ospite della 3^ puntata stagionale di Frog Talks, il podcast sui canali ufficiali dell’Inter condotto da Andrea Ranocchia.
Gli inizi
“Sono partito come trequartista, poi con il tempo mi hano sospostato più indietro. Ho fatto un periodo di prova di 6 mesi, quando avevo 13 anni. Il mio club armeno firmò un contratto con il San Paolo per scambiare calciatori. A 20 anni sono andato in Ucraina, al Metallurg Donetsk. Dopo un anno Lucescu mi ha voluto allo Shakhtar. Lucescu? Bravissimo. Come allenatore posso dire solo belle cose, per gli allenamenti, il comportamento. Avevamo due preparatori fisici italiani e lavoravamo tanto”.
Germania e Inghiltetta
In seguito sono andato in Germania, al Dortmund, due anni con Klopp e un anno con Tuchel. Klopp è uno psicologo che ti dà tanta fiducia, crede in te e di dà la libertà. Veramente molto bravo. Per lui davamo la vita. “Ho fatto un anno e mezzo a Manchester (United), poi sono andato all’Arsenal. Non mi sono trovato malissimo. Ho fatto 6 mesi con Wenger, ma poi è stato licenziato ed è arrivato Emery. Provava ad adattarsi al calcio inglese…”
“Tutti campionati in cui ho giocato sono diversi, ma con il tempo è anche cambiato il calcio. In Inghilterra il calcio è più fisico ed individuale. In Germania conta più la disciplina, la tattica e avevi più libertà. All’epoca non c’erano tanti calciatori velocissimi. Adesso vedi tanti Usain Bolt correre da destra a sinistra, o forse lo dico perché magari ho 35 anni (ride ndr)”.
L’Inter
“Finire la carriera all’Inter? Mi sono rimasti due anni di contratto, vediamo se riesco a terminarli (ride ndr). Finché posso devo giocare, per non avere rimpianti. Lautaro? Anche senza la fascia è un trascinatore, sta segnando tantissimo ed è fondamentale per questa Inter. Non è una questione di avere o meno la fascia, è un leader comunque. Barella non ha la fascia di capitano ma fa cose che ti lasciano a bocca aperta. Siamo venticinque capitani. La qualità principale di questa Inter? A parte che il gruppo è incredibile e siamo molto bravi, conta il fatto che ci troviamo molto bene l’uno con l’altro. In campo ci capiamo con uno sguardo, sappiamo subito cosa vuole il compagno e dove andrà il pallone”.
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