In una lunga intervista rilasciata al giornalista Maurizio Crosetti per La Repubblica, Sandro Mazzola ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera all’Inter, legati al ricordo del padre Valentino, indimenticabile stella del Grande Torino.
«I tifosi dell’Inter all’inizio dicevano “quello non sarà mai come suo padre, se si chiamasse Brambilla e non Mazzola non sarebbe qui”. Io ne soffrivo. Tornavo a casa e non mangiavo, andavo direttamente a letto. Quando poi sono diventato davvero un giocatore, ogni volta che tornavo a Torino mi sentivo come intronato: guardavo la basilica sulla collina e mi tremavano le gambe. Mi rivedevo bambino. Quando lo storico magazziniere Zoso mi portò nello spogliatoio del Filadelfia per mostrarmi l’armadietto di papà, mi misi a piangere. Per me, Valentino Mazzola era il cimitero, i fiori e le lacrime di mia mamma».
«Battemmo il Real Madrid a Vienna e io segnai due gol. Dopo la partita, aspettai Puskas davanti alla porta del loro stanzone: uscì, mi venne incontro e mi disse “bravo, io ho giocato con tuo padre e posso dire che forse sei degno di lui, forse”. Non capii più niente dalla gioia».
«Più che ascoltarlo, io il Pepp mi incantavo nel guardarlo giocare. Era già vecchiotto, ma quando sbucava sul campo in maglietta e calzoncini era una festa. Passava la palla e la tirava ancora meravigliosamente».
I no alla Juve
«La Juve cercò due o tre volte di comprarmi, ma io quella maglia non avrei mai potuto indossarla».