Proprio in occasione del suo 25esimo compleanno e del premio di miglior giocatore del mese di marzo, Alessandro Bastoni ha rilasciato una lunga intervista a Gazzetta dello Sport. Il difensore dell’Inter ha parlato della seconda stella in arrivo, della sua crescita individuale e del suo futuro.
«Con Conte già da inizio anno eravamo attesi. Stavolta no: io non ricordo un addetto ai lavori mettere l’Inter avanti in partenza. E intendiamoci: neanche noi saapevamo quali uomini, al di là deidei calciatori, sarebbero entrati in gruppo. E dunque lo scudetto saarebbe una bella rivincita per noi oi che abbiamo fatto integrare i nuovi. Ecco, sarebbe un successo so del gruppo Inter. Da dove è nata la convinzione? In generale da tutta ta la seconda parte della scorsa staagione. Ci siamo parlati anche tra ra noi calciatori, dopo un avvio io brutto, uno dei momenti più difficili vissuti all’Inter. Da quel momento le cose sono cambiate».
«È bello vincere il derby a preescindere da tutto, che questo posssa decidere lo scudetto è un caso. Vogliamo la partita per noi stessi, per i tifosi, per tutto. Certo che le vittorie contro il Milan non bastano mai. Neanche fossero 50 o 100. Direi lo stesso per qualsiasi altro avversario. I 100 punti? Sicuramente sì. Però la nostra priorità è cucirsi la seconda stella, i 100 punti non sono un’ossessione e non sarebbe certo un fallimento non arrivarci».
«Il mister ci ha suggerito l’idea di mobilità che si vede. Ma tutto ha origine dalla disponibilità e dall’atteggiamento mentale generale: io vado in attacco, Lautaro o Mkhitaryan sanno che devono andare in difesa. Tutti difendono, tutti tutt attaccano».
«Bastoni-Dimarco la fascia sinistra migliore d’Europa? A livello d’intesa probabilmente sì. So già il movimento che farà, so come servirgli il pallone, c’è una grande sintonia».
«Futuro ancora all’Inter? Al momento dico di sì. E lo sa perché? Per arrivare a San Siro il nostro pullman passa davanti a un grande condominio, dove vedo sempre un signore anziano che sventola la bandiera dell’Inter. È fisso lì, tutte le volte. Ecco, sono le cose che ti rimangono, io gioco per questo, per le emozioni. Io capitano dell’Inter? Sì, mi piacerebbe. Nulla vieta che ci sia più di un riferimento, più di un capitano. In fondo è quel che stiamo vivendo noi: non c’è il veterano, Lautaro è ancora giovane, sulle decisioni extra campo ne parla sempre con il nucleo storico della squadra».