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IL COMMENTO – Perchè l’Inter ha disputato una partita di rara stupidità tattica

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Su X si definisce così: “Interista di sinistra, esperto di sconfitte, bolognese venuto dalla campagna, figlio di mezzadri, una moglie, due gatte. Scrivo troppo”. Lui è Rudi Ghedini, giornalista e scrittore, e sul suo blog scrive brillantemente di Inter.
“In ordine di importanza: 1) lo scudetto è sempre più vicino, 2) il pareggio del Cagliari è viziato da due irregolarità che il Var non poteva non vedere, 3) alcuni potenziali record sono sfumati o quasi; 4) l’Inter ha disputato una partita di rara stupidità tattica.

Da fan di Inzaghi, devo dire che stavolta Ranieri lo ha bellamente sconfitto, e il risultato tutto sommato è giusto, anche se Scuffet è stato il migliore in campo, perché la squadra più debole ha imposto alla partita il canovaccio che voleva e la squadra più forte è riuscita nell’impresa di farsi rimontare due volte, in casa, rischiando persino la beffa finale.

“Stupidità tattica”, ho scritto. Fosse finita 1-1, non l’avrei detto, perché mi è chiaro che le energie sono al lumicino e l’aver preservato Pavard e Lautaro non poteva passare senza conseguenze. E anche se non è il problema più importante, voglio dire che nessuna squadra può reggere la presenza contemporanea di Bisseck e Dumfries: spero non accada mai più, la fascia destra è divenuta l’Oklahoma di fine Ottocento, una prateria disponibile per chi correva più forte, con il giovane tedesco in totale confusione e l’olandese che non ne ha azzeccata una. Nel contropiede condotto fino al colpo di testa di Lapadula, il nostro assetto tattico era imbarazzante, ma già le uscite di Mkhitaryan e Darmian, Dimarco e Bastoni aveva disassato la squadra, con un crollo del Q.I., a cui si è abbinata la serataccia di Acerbi e l’ennesima sostituzione di Bastoni, che dovrà pure imparare a gestire le forze.

Certi tifosi che hanno già idolatrato Bisseck, mi spieghino certe sue scorribande, in cui portava palla per venti, venticinque metri e poi la passava indietro, ma a quel punto si trovava in una zona di campo inutile o, peggio, dannosa. Oppure, il fatto che a volte si trovasse sull’estrema sinistra, con retropassaggio obbligato. Ma, in fondo, sto parlando di dettagli, la sostanza è che la squadra ha poche energie e deve imparare a gestirle meglio.

Per due volte, il Cagliari ci ha ribadito quale sia il problema principale dell’Inter 2023-24… Sassuolo, Bologna, Genoa, Verona, Roma, Napoli e Cagliari. E poi Salisburgo, Bologna in Coppa Italia e Atlético Madrid… Cosa hanno in comune queste 10 (dieci) partite?

Hanno in comune l’incapacità di gestire il vantaggio. Soprattutto a San Siro. È un difetto congenito, che Inzaghi non è ancora riuscito a risolvere. Discende dall’assenza di un mediano marcatore, di un contropiedista in grado di correre negli spazi, di un difensore rapido sul breve: tre lacune della rosa che non scopriamo oggi e che sono state molto ben dissimulate in questa stagione straordinaria. Lacune erano e lacune restano.

Incomprensibile, ai miei occhi, la rinuncia a De Vrij quando quel simpaticone di Yerri Mina ci ha regalato un “rigorino” tanto netto quanto casuale. Anche Thuram era da sostituire, si è spento come una candela, ma non c’era nessuno da mandare in campo al suo posto (se non Sensi per migliorare il palleggio; mentre lo scrivo, sarei già tentato di cancellare la frase).

Fosse finita 1-1, avrei detto che Sanchez era stato il migliore, che sul tiro di Shomurodov la reattività di Sommer è stata scadente, che Acerbi ha scricchiolato, che forse Asllani poteva dare più freschezza del turco. Ma il turco, anche nelle serate grigie, non sbaglia mai dal dischetto, e ritrovarsi in vantaggio a poco più di dieci minuti dalla fine, doveva ineluttabilmente portare all’ennesima vittoria. Ma di ineluttabile nel calcio non c’è nulla, e la povertà tecnica del Cagliari – che, come diceva Brera, ha avuto l’intelligenza di “difendere” la sconfitta con il minimo scarto, in attesa di tempi migliori – ci ha indotto in errori di presunzione, in grossolani sbilanciamenti che potevamo pagare cari. Era sufficiente un rinvio di cinquanta metri, alla cieca, per creare apprensione, mentre l’Inter continuava a ruminare passaggi lenti e prevedibili, non avendo “peso” nell’area di rigore avversaria.
Serata che spero serva a risvegliare le ultime forze in vista del derby del 22″.

(FONTE: rudighedini.wordpress.com)

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La Redazione