Inzaghi: “Lo scudetto nel derby non è un’ossessione. Il ciclo vincente deve continuare”

Alla vigilia di Milan – Inter, Simone Inzaghi ha parlato in conferenza stampa.

Quali sono le sue sensazioni?
“Senz’altro il derby è sempre un derby. Questi giorni abbiamo lavorato tanto e bene. Domani potrebbe essere una giornata speciale per tutta la famiglia Inter. Ci stiamo preparando nel migliore dei modi”.

Come si sente lei in queste ore? Può entrare nella storia del calcio italiano…
“Devo essere sincero, con i ragazzi abbiamo parlato di quello che stiamo facendo. E’ stata una grandissima cavalcata. Domani sarà un giorno importante ma non lo stiamo vivendo come un’ossessione. Quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto dal 13 luglio, dominando un campionato pieno di insidie. La salita sta per finire, speriamo di vedere il panorama già domani, ma sappiamo quello che abbiamo fatto”.

Cosa vuol dire giocare un derby che vale uno scudetto?
“La posta in palio è altissima. Sappiamo che abbiamo vinto gli ultimi 5 derby, uno dei quali ci ha dato una fiunale di Champions. Però adesso conta solo domani. Domani il Milan farà di tutto per renderci il derby difficilissimo”.

C’è voglia di chiuderla subito?
“Noi stiamo lavorando bene e forte, come facciamo da tre anni. Ripeto che per me e i ragazzi non è un’ossessione”.

In cosa è migliorato quest’anno?
“Devo solo ringraziare le persone che sono con me, in primis i giocatori, poi i miei collaboratori che sono con me da tantissimi anni. Ho una società forte alle spalle, a partire dal presidente, Marotta, Ausilio, Baccin, Zanetti, Ferri, sempre disponibili ad aiutare e a lavorare ad uscire dalle difficoltà. Abbiamo pure questi tifosi. Ricordo bene la finale di Istanbul, o San Siro due anni fa contro la Sampdoria. I tifosi ci hanno asciugato le lacrime. Sono tantissimi accanto a noi. A fine gara andremo a salutarli. Se arriviamo a questo traguardo è perché tutte le componenti hanno funzionato.

Qual’è la cosa che ti rende più felice?
“Chiaramente le vittorie e i trofei contano tantissimo. Io sono contento di quello che siamo riusciti a creare come sinergia, con giocatori, società e tifosi. Dopo pochi mesi che ero arrivato all’Inter, la gente era felice per come giocava la squadra e questo è il più grosso complimento per me”.

Come rassiumi questi tre anni all’Inter?
“Sono stati tre anni intensi. Si è vinto e anche perso qualche volta. Io e il mio staff non abbiamo mollato di un centimetro. Abbiamo sempre lavorato allo stesso modo. L’unica cosa che posso fare è continuare a lavorare tanto. Ho avuto la fortuna di passare tre anni con grandissimi giocatori. Quando arriveremo al traguardo penserò a tutti loro, anche a chi non gioca più con noi ma hanno contribuito nelle stagioni precedenti”.

Le fanno piacere i complimenti di Zhang?
“Ho ascoltato le parole di Zhang. Mi hano fatto molto piacere. Non è stata una sorpresa perché con Steven c’è un grande rapporto. Posso solo ringraziarlo per come si è sempre comportato con me, anche nei momenti meno splendidi. Sono contento per lui che è diventato uno dei presidenti pià vincenti della storia dell’Inter”.

Quanto ti farebbe piacere continuare con questo gruppo?
“In questo momento abbiamo un altro pensiero in testa. Come ho detto io qui sono felice”.

Il ciclo vincente dell’Inter può proseguire?
“Assolutamente. E’ un ciclo che deve proseguire. Il trofeo che sta per arrivare è il sesto. Deve continuare. Sappiamo però che tutte le stagioni non sono uguali. Però abbiamo una dirigenza alle spalle che farà in modo che il ciclo continuerà. Come ho detto però i mie pensieri sono ancora su questa stagione, non alla prossima”.

Una riflessione sulla situazione di Pioli?
“Posso dire che per me è un grande allenatore e un’ottima persona. Quando allenavo la primavera della Lazio e lui allenava la prima squarra il rapporto è sempre stato ottimo. Al Milan ha fatto un grandissimo percorso. Sul suo futuro non sono io a doverne parlare. Gli auguro il meglio da martedì in poi”.

Come hai visto Lautaro in questi giorni?
“Bene, ha lavorato bene. E’ un attaccante che si nutre di gol, è concentrato. Il suo digiuno? Si è giocato meno in queste settimane. E’ concentrato e motivato”.

Per lei l’esperienza all’Inter è un dono?
“Assolutamente sì. E’ stato un percorso importante. Ci sono state difficoltà ma tutti siamo andati nella stessa direzione. Al di là di questi tre anni trascorsi, bisogna andare avanti. Mancano ancora 6 partite alla fine del cmapionato e vogliamo raggiungere il traguardo il prima possibile”.

Buchanan avrà più spazio in questo finale di stagione?
“Certamente. Adesso ho tutti a disposizione, tranne Cuadrado che tornerà martedì. Dispiace per Juan perché in queste settimane aveva lavorato bene. Gli altri dovranno essere bravi a guadagnarsi lo spazio. Tutti, per quello che stanno dando, meriterebbero di giocare. Peccato che a calcio si gioca in undici perché meriterebbero tutti”.

Che titolo darebbe a questo libro sulla stagione dell’Inter?
“Adesso dar eun titolo è difficile. Posso solo dire che sono contento per questi tre anni. E’ bello percepire la felicità dei tifosi in città. Come ho detto siamo lì e dobbiamo fare ancora un ultimo passo”.

Dubbi di formazione?
“Quahce dubbio c’è. Tutti i ragazzi hanno lavorato benissimo. Vedrò negli ultimi allenamenti”.

La carriera da allenatore può ripagare la sfortunata carriera da calciatore?
“Questo trofeo mi darebbe una grandissima gioia. Da calciatore però mi sono tolto soddisfazione importanti, vincendo parecchio con la Lazio. Da allenatore spero di poter continuare così. Le parole di mio fratello? Sapete che è di parte. Con lui c’è una leggera differenza, io ho collezionato 98 gol mentre lui 320, c’è una leggera differenza (ndr)”.

Un voto alla stagione?
“Per il voto bisogna aspettare un attimo. Per adesso è un ottimo voto. Aspettiamo un mese quando saremo più lucidi per dare valutazioni”.

Quanto è importante questo senso di appartenenza di alcuni elementi (ed. Dimarco)?
“Importantissimo, perché abbiamo tanti giocatori italiani, tanti che sono qui da anni, tanti tifosi. Nonostante il tifo che può ostacolare, riescono a fare ottime prestazioni. Abbiamo stranieri che sono in Italia da tanti anni, come Lautaro, che sanno rappresentare la maglia. I nuovi, che sono stati 12, si sono ambientati subito bene”.

Quando è arrivata la convinzione di poter vincere lo scudetto?
“Le speranze c’erano fin dal ritiro estivo, al tour in Giappone. I ragazzi lavoravano nel modo giusto. Il percorso è stato lungo, abbiamo avuto tante partite difficili. Ricordare una sola partita mi è difficile, però devo dire che lo scontro diretto con la Juve è stato importante”.

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