Nel suo racconto su Repubblica della vittoria dell’Italia alla prima giornata di Euro 2024 contro l’Albania, il giornalista Maurizio Crosetti ha dato molto risalto ai giocatori dell‘Inter scesi in campo con la maglia azzurra.
“Invece di Euro 24, chiamiamolo Neuro 23. I 23 secondi più veloci della luce e della storia del torneo, mai gol fu più matto e fulminante, e lo prendiamo noi. Sconcerto, sconforto. Oppure il numero 23 sulla maglia di Bastoni, che se lo guardi bene è l’antico 23 di Marco Materazzi: così la storia vaga divertendosi di qua e di là, va a zonzo negli anni, scava nel passato e ci racconta di quando Matrix, svalvolato e interista come il primo quarto d’ora di Italia-Albania, andò subito a pareggiare lo svantaggio contro la Francia nella finale mondiale del 2006 (qui in Germania, cosa ve lo diciamo a fare). Pazza Inter esportala è il nuovo inno azzurro/nerazzurro”.
Sul lettino del dottor Freud (tedesco e forse interista di Freiber, Sassonia) si sdraiano in tanti, è un materasso matrimoniale. Il primo a stendersi è Dimarco, con quel raptus iniziale che permette all’Albania di segnare la rete più fulminea in 17 edizioni europee e la più veloce incassata dagli azzurri nella storia. Il secondo è naturalmente Bastoni, il reincarnato. Il terzo è Barella, che non doveva esserci e segna il 2-1 con una stangata in porta a 94 chilometri orari, colpendola neanche alla meglio, e si scusa per l’attesa.
Un po’ oltre il quarto d’ora più pazzo del mondo, infine, ci si mette anche Frattesi: centra il palo dopo una deviazione ai limiti dell’impossibile di Strakosha. Il buon Frattesi, come saprete, nella vita di tutti i giorni è compagno di squadra di Barella, Bastoni e Dimarco, squadra che qualche anno fa provò ad allenare lo stesso Spalletti per concludere, probabilmente, che la faccenda era troppo pazza persino per lui.
Dunque gli azzurri/nerazzurri si affacciano sul davanzale dell’Europa e guardano sotto, vedendo un vuoto pieno di cose e provando una vertigine ben strana. Per godere la vita appieno, pensano che forse un po’ bisogna complicarsela.
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