Marotta: “Serve la Serie A a 18 squadre. Il calcio italiano non ha bisogno di spese folli ma…”

Il presidente dell’Inter Giuseppe Marotta si è intrattenuto a lungo ai microfoni della trasmissione Radio Anch’Io Sport su Rai Radio 1.

Lei era a Dortmund a seguire Italia-Albania: Barella è perfettamente recuperato…

“Sono andato da tifosi e da dirigente del calcio italiano. Sono rimasto impressionato dal clima che si vive, dall’entusiasmo dei ragazzi e dell’allenatore. Sono molto fiducioso per il futuro. Non dimentichiamo che siamo i campioni in carica e siamo nel mirino dei nostri avversari. Però è evidente che questo gruppo ha delle basi umane e tecniche di grande spessore”.

Qual è la posizione dell’Inter sul Mondiale per Club, oggetto di discussione?

“Intanto le informazioni che abbiamo non sono molto concrete. Di sicuro questo Mondiale da noi viene accettato benissimo perché è motivo di orgoglio, una vetrina importante a livello mondiale. A mio giudizio però rappresenta anche un supplemento dei calendari, ed è un problema serio del nostro calcio, già presente negli ultimi anni. Ci saranno più match nelle coppe internazionali, solo nel nuovo format della Champions si rischia di dover giucare addirittura 15-16-17 partite. E’ chiaro che l’aggiunta del Mondiale rappresenta un ulteriore motivo di valutazione. Il calendario si comprime sempre di più, andrebbe rivisto e la Serie A andrebbe ridotta a 18 squadre”.

Troppe partite, troppi impegni e non si capisce in cambio di cosa…

“Se da una parte rappresenta una vetrina importante per il nostro club, dall’altra dobbiamo anche tutelare il lavoro dei nostri ragazzi. I carichi di lavoro oggi non sono più sostenibili, il rischio di infortunio è altissimo e questo rischia di pregiudicare lo spettacolo. Troppa offerta e troppe partite potrebbero inoltre far perdere il calcio di attrattività. Nella stagione 2022-23 Barella, di cui oggi si parla tanto, ha giocato 52 partite! Capite che il rischio infortunio è chiaramente notevole”.

L’Italia sarà sempre più giovane o sempre più esperta?

“Abbiamo l’età media giusta. Come diceva giustamente Buffon, questa squadra ci sarà grosse soddisfazioni tra un paio d’anni quando raggiungeranno, a mio giudizio, il top della maturità. Oggi abbiamo una squadra che, dal punto di vista del gioco grazie al lavoro di Spalletti, ci fa divertire e gioca un calcio molto organizzato e bello da vedere. L’aspetto motivazionale e l’esperienza però servono molto. Credo che si siano tracciate le basi per far sì che questo gruppo possa continuare e darci soddisfazioni”.

Simone Inzaghi starà osservando molto incuriosito Frattesi…
“Frattesi è un altro elemento molto valido, soprattutto èerché è un giocatore molto moderno, fa della forza agonistica il fiore all’occhiello, ma anche riesce ad adattarsi tatticamente alle idee dell’allenatore, Inzaghi all’Inter e Spalletti nell’Italia. Questo depone come il calcio vada sempre alla ricerca di giocatori eclettici. Il compito di noi dirigenti è trovare giocatori con queste caratteristiche”.

Cosa ne pensa degli arabi nel calcio?

“Da una parte dico che lo sport rappresenta un grande rilevante patrimonio per il nostro paese insieme al turismo. Una risorsa che va tutelata. Dall’altra dico che ormai non siamo più l’el dorado nel calcio come all’inizio degli anni ’90. Oggi rappresentiamo un calcio di transizione. I nostri calciatori arrivano, ma poi spesso vengono attratti da ingaggi notevoli e diventa molto difficile trattenerli. La capacità nostra deve essere quella di sostituire degnamente e non creare barriere andando a pagare i giocatori in modo sconsiderato. Al di là di questo, dico che oggi delle 20 proprietà di Serie A, 10 sono straniere.

Il nostro modello di mecenatismo non c’è più e dobbiamo prenderne atto. Meno male che arrivano capitali stranieri, altrimenti sarebbe un calcio non solo a rischio default ma che perderebbe di competitività. E’ chiaro che questi investitori, come nel caso di Oaktree, vorrebbero mantenere continuità di gestione, con grande trasparenza ma anche con rigidità finanziaria, e mi sembra giusto così. No alle spese folli, sì alla valorizzazione dei giovani, questo deve essere il nostro motto”.

C’è anche il problema delle commissioni degli agenti sempre più care e inspiegabili…

“Assoolutamente sì. Solo lo scorso anno abbiamo quasi raggiunto un miliardo per le commissioni. Significa un miliardo di euro che va fuori dal sistema e non può essere reinvestito. Capisco che debba esistere questa professione che va rispettata, però spesso si assiste a situazioni poco chiare e che andrebbero regolamentate”.

Ce lo vede Inzaghi sulla panchina della Nazionale?

“Inzaghi è ancora giovane e ha tempo di fare esperienza. Ritengo che abbia fatto un notevole salto in avanti. E’ un bravissimo allenatore, moderno e accanto alle sue qualità professionali aggiunge quella umana, che deve andare di pari passo con la competenza. La pressione che viene esercitata su di lui giustamente è tanta perché allena in un club importante e con grandi aspettative, ma sono molto contento e ottimista per il suo futuro. La mia speranza è che possa rimanere all’Inter ancora per tanti anni”.

Il calcio europeo diventa sempre più corretto. Questa visione può portare il calcio italiano a essere più bello e con meno interruzioni?

“Assolutamente sì. Sono dell’avviso che l’innovazione nel mondo dello sport è importante. Qui in Italia siamo rimasti famosi per la concessione dei rigorini. Io credo che si possano apportare dei correttivi per non far perdere al calcio il suo Dna, non cadendo nelle esasperazione, nei litigi. nel caso inasprendo anche i provvedimenti. Ma credo che questo segnale negativo parta in alcuni casi dal settore giovanile. Spesso si assiste a litigi tra allenatori, genitori. Come dirigenti abbiamo in mano un patrimonio, abbiamo una grande responsabilità anche come educatori e i ragazzi del vivaio sono quelli che diventeranno i calciatori di domani”.

Cosa augura ad Antonio Conte al Napoli?

“Innanzitutto auspico che il nostro campionato diventi più attrattivo e lo può diventare quando ci sono squadre che competono per lo scudetto e con allenatori vincenti. L’auspicio è che ci si possa divertire. La speranza è di vederci ancora campioni d’Italia. Sono felice che il nostro campionato sia diventato più competitivo anche a livello europeo, frutto della competenza dimostrata in questi anni”.

Dove e quando sorgerà il nuovo eventuale stadio dell’Inter?

“Il problema degli stadi è notevole e particolarmente sentito. Oggi abbiamo grandi difficoltà. Da una parte c’è una lentezza burocratica che porta alla potenziale fuga degli investitori. L’età media degli stadi è di quasi 70 anni. Facciamo fatica a valorizzare questo asset come merita. L’auspicio come Inter è che riesca a trovare una sua collocazione definitiva. E’ un problema e un’esigenza. La zona l’abbiamo individuata a Rozzano, ma c’è anche la porposta dell’Amministrazione Comunale con WeBuild di riqualificare lo stadio di San Siro. Adesso è un po’ prematuro.

Quando arriva la firma di Lautaro?

“Virtualmente ha già rinnovato. Dobbiamo raccogliere la firma ma adesso è impegnato con la sua nazionale. E’ solo questione di qualche giorno. Non ci sono assolutamente problemi. Consideriamo già acquisito il rinnovo di Lautaro”.

Il primo obiettivo sarà la Champions?

“Non dobbiamo porci limiti. Siamo l’Inter, un club storico che ha vinto tanti trofei in tutte le competizioni. Il viatico da perseguire è essere competitivi sempre. L’aver raggiunto la seconda stella è qualcosa di straordinario, abbiamo visto questa massa di tifosi festeggiare la squadra. Ancora una volta dimostra che l’Inter e il calcio siano fenomeni di grande aggregazione sociale”.

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