Il canale Youtube Futbol Emotion Italia ha pubblicato un’intervista a Nicolò Barella, nella quale ha risposto a diverse domande dei followers.
Sei scaramantico prima di una partita?
“2-3 anni prima ero molto scaramantico. Più che scaramanzia, facevo dei gesti programmati prima di una partita, una routine. Ora sono molto più tranquillo, mi piace scherzare con i compagni, cerco di stemperare l’ambiente”.
Questi gesti scaramantici di hanno portato fortuna?
“Li facevo perché ci credevo che portassero fortuna. Nell’ultimo campionato ad esempio non mi sono tagliato i capelli finché non ci fosse stata la sicurezza matematica dello scudetto, però è una cosa nata più per scherzo con i compagni che per scaramanzia”.
Cosa hai provato al fischio finale del derby?
“E’ stato bellissimo. La sicurezza di vincere lo scudetto già ce l’avevamo però vincerlo nel derby ha rappresentato un plus, per la nostra gente. Abbiamo provato e siamo riusciti a portare a casa questa cosa un po’ leggendaria. A fine partita però sono andato ad esultare e poi sono andato a dare la mano ai giocatori del Milan, perché avevo vissuto il fatto di perdere uno scudetto all’ultima giornata, contro di loro tra l’altro, e perdere una finale di Champions ed Europa League. So cosa vuol dire perdere e mi sono sentito di fare quel gesto. Poi sono andato con i miei compagni a festeggiare, come giusto che fosse”.
Quando eri al Cagliari, cosa hai pensato quando l’Inter ti ha chiamato?
“Diciamo che non era inaspettata. Quando ero al Cagliari ero già nel giro della Nazionale e quindi mi rendevo conto che la mia carriera stava spiccando il volo. Sentivo che avrei dovuto staccarmi dalle mie radici. Si è presentata l’Inter e ci sono state anche tante altre offerte in quella sessione di mercato. Ho però sposato il progetto dell’Inter, mi sono sentito subito pronto per affrontare questa sfida e ho accettato subito. Logicamente l’inizio è stato strano, ero stato solo 6 mesi fuori, quando ero al Como in prestito. L’Inter mi ha fatto sentire importante fin da subito, i compagni mi hanno accolto come se fossi uno di famiglia. Ambientarmi è stato molto semplice”.
Quante scarpe da calcio utilizzi durante un’intera stagione?
“C’è questa cosa tra noi giocatori che ogni scarpa ha più o meno magia. Io quando mi trovo bene con una scarpa e faccio bene nel corso della stagione, faccio fatica a cambiarla. Però mi piace anche cambiare i colori. Penso di usare tra i 6-7 colori a stagione, forse meno. Agli allenamenti indosso la stessa scarpa che utilizzo alle partite, perché preferisco sformarla e sentirla più mia”.
Che emozione hai provato al primo gol a San Siro?
“Me lo ricordo bene perché sembrava che non dovesse mai arrivare. In verità il primo l’ho segnato in Champions nel pareggio con lo Slavia Praga, però quello col Verona in campionato è stato più emozionante. Il primo è stato bello ma ha portato un pareggio, però l’esplosione di San Siro è sempre bella, per il pareggio o la vittoria”.
Cosa fare nei tempi morti tra le partite con l’Italia?
“Io parlo per me e dico che sto con un gruppo di ragazzi che poi sono la base di quelli dell’Inter, tanti amici coi quali sono cresciuto. Ci ritroviamo la sera in camera mia perché sono quello fissato, poi parliamo o guardiamo la tv. Nel pomeriggio magari si riposa poi dopocena parte un discorso e continua fino a notte inoltrata magari prima che il mister non vuole. I momenti di noia sono tanti, se magari ti alleni la mattina passi un intero pomeriggio a far nulla”.
Qual è il ricordo più speciale degli ultimi Europei?
“Uno dei più belli è stato il ritorno dopo la partita contro l’Austria. In pratica eravamo fuori dalla competizione perché Arnautovic ci fece gol ma con una punta del piede in fuorigioco. Dopo la partita ho iniziato a dire che era il nostro anno”.
Come fate a passare dall’essere avversari nei club ad amici in Nazionale?
“Il campo è una cosa. In campo ho pochi amici, fuori ne ho mille perché sono una persona diversa. Non è solo lavoro, questa è la nostra passione, l’adrenalina, la competitività e la voglia di vincere”.