Il direttore Ivan Zazzaroni in un editoriale sul Corriere dello Sport.
“Bei tempi quando vivevamo di plusvalenze fittizie, quando i sogni si realizzavano liberamente e ragazzotti alle prime armi venivano valutati 5, 10, 20 milioni. Più bonus. E potevamo fare scambi in stile Panini: io ti do un centrocampista di 25 anni a 70 per uno di 27 a 60, così aggiustiamo i bilanci. Estati memorabili, ancorché recenti, quando la Premier metteva in circolo centinaia di milioni che alimentavano i nostri affari, mentre adesso anche da quelle parti girano con le mutande di latta e la pistola dell’Uefa puntata al tempia. Al punto che son costretti a imbastire operazioni alla Douglas Luiz per Iling e Barrenechea più milioni. Proprio come una volta. Per non parlare poi dell’Arabia: spariti in un solo anno gli sceicchi scemi. Il calcio è sempre stato Fantasilandia dove tutto diventava possibile in nome della convenienza tecnica ed economica: per decenni siamo andati avanti tollerando l’intollerabile e adesso dobbiamo esaltarci per Pongracic al Rennes a 15 milioni. Panta(leo) rei. Il calcio senza i grandi sogni, ma fatto solo di effettivi bisogni non è calcio. Gli unici a non essersi accorti che la festa è finita sono quei giocatori che chiedono ancora otto, nove, dieci milioni l’anno. Vero, Federico?”.
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