Il muro ha iniziato a scricchiolare a Genova, ha tolto di mezzo le crepe con una mano di malta contro Lecce, Atalanta e City e poi ha palesato nuove incrinature contro Monza e Milan. La difesa dell’Inter sta palesando qualche incertezza di troppo. L’anno scorso è stata la migliore del campionato, ha incassato solo 22 reti e ha costruito lo scudetto anche così, ma quest’anno sembra tutta un’altra cosa. Colpisce un numero, 5, il numero di reti incassate nelle prime cinque partite. Solo nell’annata 2022-23 aveva fatto peggio (8). La stagione scorsa ne aveva subito soltanto uno.
Sul banco degli imputati ci sono diversi volti. Il primo è Mkhitaryan, che in occasione del vantaggio si è fatto soffiare il pallone da Pulisic. Lo statunitense ha evitato Calhanoglu, Acerbi e Pavard e poi ha beffato Sommer. Il secondo errore, invece, è di Frattesi, reo di aver bucato la marcatura di Gabbia. Il centrale gli ha saltato sopra la testa e ha infilato il pallone in porta sotto la curva sud. Al netto delle individualità, però, ciò che ha colpito in negativo è stata la tenuta difensiva in generale. Il reparto forte nerazzurro si è trasformato in punto debole. L’Inter ha rischiato di incassare almeno tre gol in contropiede, mentre la squadra era tutta sbilanciata in avanti. Leao, Sommer e Okafor hanno sfiorato tre reti. La parola chiave stavolta è sofferenza. L’Inter si è scoperta vulnerabile. Tutt’altra cosa rispetto al City, dove la retroguardia aveva ingabbiato il gigante Haaland (limitato ancora una volta da Acerbi). Questione di tenuta fisica? Probabile. E anche di intensità. A riportarlo è la Gazzetta dello Sport.
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