Inchiesta ultras: cosa rischia l’Inter? Con la Juve finì così…


Inchiesta ultras, cosa rischia l’Inter? Da un lato c’è la giustizia ordinaria e dall’altro la giustizia sportiva, che ha tempi decisamente più brevi. “Concentrandoci su questo secondo aspetto – scrive sportmediaset.it – al momento di certo c’è solo la richiesta del procuratore federale Chiné l’ordinanza di custodia cautelare e gli atti di indagine non coperti da segreto: un atto dovuto per capire se ci sono condotte ritenute rilevanti per l’ordinamento sportivi da parte delle due società o di loro tesserati.
Come ricorda la Gazzetta dello Sport, per i club ci si muove attorno al comma 1 dell’articolo 25 del Codice di Giustizia Sportiva sulla prevenzione dei fatti violenti che recita: “Alla società è fatto divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi organizzati e non organizzati di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente”. In caso di violazione, prevista un’ammenda da 10.000 a 50.000 euro.
Il comma 10 invece parla dei tesserati, a cui “è fatto divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società. Dette convenzioni, stipulate secondo le condizioni previste dall’art. 8 del D.L. n. 8/2007 convertito in legge con la L. n. 41/2007, devono essere validate dalla Federazione. In ogni caso tali rapporti devono essere autorizzati dal delegato della società ai rapporti con la tifoseria. In caso di violazione delle disposizioni di cui al presente comma, si applicano le sanzioni di cui al comma 9». In caso di violazione, prevista una sanzione di 20.000 euro.

Quindi? Per l’Inter (e il Milan) sarà poco probabile una penalizzazione, si va verso una multa anche ricordando il precedente della Juventus del 2017 per la vicenda dei rapporti con gli ultrà della Curva Sud. La richiesta della Procura Figc fu di 30 mesi di inibizione e 50.000 euro di multa per l’allora presidente Andrea Agnelli oltre a due turni di campionato a porte chiuse più un ulteriore turno di sospensione della Curva Sud. Alla fine, la Corte Federale tolse i 30 mesi ad Agnelli raddoppiando però la multa mentre la Juve fu multata di 600.000 euro e con la chiusura per un turno della Curva Sud dell’Allianz Stadium.

Cosa rischia l’Inter

Le società di Inter e Milan non risultano indagate e formalmente sono parte lesa nella questione ultras ma dovranno dimostrare di aver reciso i legami con il mondo delle Curve soprattutto per quanto riguarda la gestione dei biglietti. La vicenda potrebbe condurre a misure in qualche modo restrittive fino ad arrivare a un provvedimento di amministrazione giudiziaria.

“Se nei prossimi mesi non alzeranno il livello di anticorpi dei propri controlli organizzativi rispetto alle pretese delle curve ultrà, rischiano di essere «commissariate» Inter e Milan – scrive Corriere.it – e in questo momento soprattutto la società nerazzurra «sottoposta a pressioni che prova a mediare nell’interesse della squadra» a prezzo di «sottovalutare il peso di certi accadimenti», intercettati dagli inquirenti come l’incontro «quasi in una prospettiva intimidatoria» con il calciatore slovacco Skriniar e i cercati «contatti con l’allenatore Simone Inzaghi» attraverso aggressivi messaggi vocali.

A carico delle due società, infatti, è stato iscritto e avviato dalla Procura di Milano un «procedimento di prevenzione», che, se non dovesse appunto essere sterilizzato dalle contromisure organizzative delle due squadre, (soprattutto sul fronte della gestione dei biglietti che per gli ultrà è fonte non solo di «ulteriori profitti» ma anche di una non meno importante «possibilità di legittimazione»), potrebbe in futuro sfociare in un istituto già più volte utilizzato negli ultimi tempi dai magistrati soprattutto sinora nel settore della logistica (come nei casi Dhl o Esselunga) e della moda (Armani o Dior): e cioè la messa in amministrazione giudiziaria della società o di singoli suoi settori di attività (articolo 34 del decreto legislativo 159/2011) quando si ritiene che, attraverso il libero esercizio della propria attività economica (pur se non illecita e pur se esercitata con modalità non illecite), all’impresa possa essere rimproverato, anche solo a titolo di rimproverabilità colposa per inerzia o cattiva organizzazione interna, d’aver agevolato l’attività di persone indagate per un determinato catalogo di reati.

Cos’è una sanzione «terapeutica»?


La finalità di questo istituto giuridico non è insomma repressiva, ma preventiva, quasi «terapeutica», cioè non è finalizzata (come invece può avvenire nel campo penale) a punire l’imprenditore estraneo a un’associazione criminale, ma a contrastare la contaminazione antigiuridica di un’impresa sana, sottoponendola a un parziale controllo giudiziario proprio per sottrarla il più rapidamente possibile all’infiltrazione criminale, depurarla di quegli elementi inquinanti o rafforzarne i presìdi interni e così restituirla «bonificata» al libero mercato. Nel caso di Inter e Milan non si è ancora arrivati a questo strumento, ma l’obiettivo risanatorio è lo stesso e con l’avvio di un procedimento di prevenzione appare perseguito dai magistrati «spingendo» i club ad auto-curarsi prima che sia necessario un diretto controllo giudiziario.

La difesa dell’Inter


L’Inter non è indagata sotto il profilo penale, non ha cioè contestazioni penali collegate agli arresti dei capi della curva ordinata stamattina dal gip Domenico Santoro, ma proprio in questa ordinanza c’è traccia delle ragioni invece dell’innesco del procedimento di prevenzione laddove il giudice addita appunto una sorta di colposa sottovalutazione della situazione, o di scarsa conoscenza delle sue reali dinamiche sotto la facciata del tifo organizzato: e questo nonostante il club nerazzurro abbia depositato agli atti una memoria tutta volta a «allontanare ogni sussistenza di sospetto di (anche sola) colpa organizzativa nella cura delle relazioni con il tifo organizzato».
(FONTE: CORRIERE.IT)

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