Il presidente dell’Inter Beppe Marotta è uno degli ospiti dell’evento ‘Gli Stati Generali del Calcio’, al ‘Festival dello Sport di Trento’, organizzato dalla Gazzetta dello Sport. Marotta, che si è collegato da Milano perchè “un po’ convalescente, purtroppo”, risponde così alle parole del presidente del Milan Paolo Scaroni (“San Siro è un vecchio manufatto e va abbattuto come Wembley)“:
Le parole di Marotta: “L’analisi di Scaroni è stata perfetta. Io sono un testimone dell’evoluzione calcistica perché vivo in questo mondo da tanti anni: ho vissuto il modello del mecenatismo e ora dell’imprenditoria vera. Il calcio va verso il modello americano, oggi in Serie A ci sono dieci proprietà statunitensi. Quanto al tema stadio, col focus sulla sostenibilità, le società devono ricercare l’asset stadio inteso non solo come fenomeno di aggregazione. Lo stadio va fatto rendere dal punto di vista degli incassi, non deve essere una cattedrale nel deserto ma una casa vissuta ogni giorno della settimana. L’anno scorso noi abbiamo incassato 80 milioni di euro in questa situazione, immaginate con un impianto moderno”.
“Noi abbiamo aumentato i ricavi negli ultimi anni, ma due anni fa, arrivando in finale di Champions, solo da questa competizione abbiamo incassato 100 milioni di euro. Sono ricavi variabili, non stabili e se non vai in fondo, si perde tantissimo. Quanto al tema stadio, dico che siamo il fanalino di coda da decenni, a parte Atalanta, Sassuolo e Juve. Questo fatto è dovuto a una burocrazia che porta sfiducia a chi vuole investire. Il fenomeno stadio non è locale, ma nazionale, quindi deve finire sotto il Ministero delle infrastrutture. Noi ci troviamo davanti a un sistema che non ci rispetta perché non si può considerare un giocatore un lavoratore dipendente, guardate l’esempio di Ronaldo che al lordo costava 60 milioni di euro a stagione. Il calciatore deve avere un inquadramento diverso, è lì che ci sono i costi maggiori”.