La pausa nazionali è sempre fonte di apprensione per gli allenatori di club. Più un giocatore fa bene con la propria squadra più è alta la probabilità di essere chiamato dal ct. Se da una parte questo è motivo di orgoglio e vanto, dall’altra un minutaggio sproporzionato potrebbe causare uno svantaggio al club stesso in caso di sovraccarico o, drasticamente, di infortunio.
L’Inter, ad esempio, è uno dei club che fornisce più nazionali in Europa e nel mondo: Bastoni, Dimarco, Frattesi (Italia); Lautaro Martinez (Argentina); Dumfries, De Vrij (Olanda); Asllani (Albania); Thuram (Francia); Zielinski (Polonia); Calhanoglu (Turchia); Taremi (Iran); Arnautovic (Austria).
La polemica nata con il nuovo formato della Champions che prevede più partite (47% in più rispetto alle passate edizioni) e il prossimo mondiale per club (luglio 2025) non si attenua: sindacati e giocatori in primis contestano le troppe partite, cui seguono -e seguiranno- infortuni compromettenti per una stagione di qualsiasi club (Rodri e Bremer per citarne due).
La premessa è che ogni ct ha la necessità, in quelle poche partite all’anno, di utilizzare i migliori giocatori, ma in partite che possono non contare nulla al fine del risultato finale (qualificazione) non sarebbe meglio risparmiare proprio quei giocatori che hanno dato già molto e non sono stati mai sostituiti? Il pensiero va all’asse Bastoni-Dimarco-Frattesi, ben saldo nelle gerarchie del ct Spalletti e caro ad Inzaghi.
Anche stasera contro Israele, probabilmente, il terzetto nerazzurro scenderà in campo e la mente, per quanto un interista possa godersi la propria nazionale, va alla sfida contro la Roma, per cui arrivare freschi e senza infortuni (scongiuri non a parte) sarà determinante. Ma questo discorso è possibile allargarlo anche ad altre squadre che molto danno alle nazionali.
Avvantaggiati e non di poco i club che, pur avendo nazionali, non giocano le coppe. Con questo affanno di calendario e partite ogni tre giorni, i ct non dovrebbero anche guardare ai club e avere rispetto per il loro lavoro? La domanda non può avere risposte fin quando un allenatore non siederà su entrambe le panchine (vedasi Conte e le sue sfuriate contro i club).