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Caso Ultras, la deposizione di Calhanoglu: rapporti “a titolo personale” con la Curva Nord, solo iniziative benefiche

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Hakan Calhanoglu, centrocampista dell’Inter, è stato ascoltato giovedì mattina dagli investigatori della squadra Mobile di Milano nell’ambito dell’inchiesta «Doppia curva», che indaga sulle infiltrazioni criminali nel tifo organizzato di Inter e Milan. Durante la sua testimonianza, il giocatore ha ammesso di conoscere personalmente Marco Ferdico, noto capo ultrà interista, e Antonio Bellocco, boss criminale ucciso lo scorso 4 settembre a Cernusco sul Naviglio. Calhanoglu ha precisato che i rapporti con loro erano «a titolo personale» e non legati alla società, che aveva dato chiare indicazioni di non avere contatti con gli ultrà.

Il centrocampista turco ha spiegato che questi legami si basavano sulla riconoscenza verso la Curva Nord, che gli era stata vicina durante i difficili giorni del terremoto in Turchia, manifestando il proprio sostegno con uno striscione. Tuttavia, Calhanoglu ha affermato di non essere a conoscenza del passato criminale di Bellocco fino a quando non ha visto la sua foto nelle notizie relative al suo omicidio. Ha inoltre negato categoricamente di aver mai partecipato a cene con lui o con membri delle famiglie criminali, come suggerito da alcune intercettazioni.

Riguardo ai rapporti con la Curva, Calhanoglu ha confermato di aver donato maglie per iniziative benefiche rivolte ai bambini ricoverati negli ospedali, ma ha sottolineato di non aver mai subito pressioni da parte degli ultrà. Il suo coinvolgimento si sarebbe dunque limitato a gesti di solidarietà, senza implicazioni di natura illecita.

Nell’inchiesta erano già stati sentiti, nei giorni precedenti, altre figure di spicco legate al mondo del calcio milanese, tra cui l’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi, il vicepresidente Javier Zanetti e il capitano del Milan Davide Calabria. La prossima settimana è prevista la convocazione di funzionari e dirigenti delle due società, nell’ambito delle indagini coordinate dai pm Paolo Storari e Sara Ombra.

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La Redazione