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L’ANALISI di Inter-Juventus: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

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Cosa ci lascia la partita? Due punti persi per strada, le disattenzioni difensive, l’atteggiamento o forse la mancanza di voglia, la superficialità, la paura palpabile di alcuni giocatori, i cambi scontati di Inzaghi? Forse niente di tutto questo o tutto nel suo insieme, in un calderone di scontento e rabbia per aver fatto alzare la cresta ad una squadra dominata per un largo tratto del secondo tempo.

L’Inter di stasera è anche l’Inter delle ultime uscite contro la Roma e Young Boys, una squadra che senza Calhanoglu, il metronomo del centrocampo e Acerbi, la guida della difesa, non è sembrata uscire dalla sua comfort zone, del compitino, che tanto ha aiutato nelle due gare settimanali, ma che inevitabilmente non può che portare ad una sufficienza risicata, nel gioco e nell’atteggiamento.

IL BICCHIERE MEZZO PIENO

Trovare qualcosa di positivo dopo un pareggio rocambolesco, dopo essersi fatti rimontare di due gol è davvero difficile, ma c’è sempre del buono. Dal derby perso contro il Milan i nerazzurri hanno vinto 5 volte e pareggiato solamente contro la Juventus, un dato che non può passare in secondo piano. Secondo posto in classifica a -4 dalla capolista Napoli, ma anche un settimo posto in Champions League, al momento sufficiente per agguantare senza eccessivi sforzi l’accesso agli ottavi.

Di buono, inoltre, c’è la prestazione maiuscola e in crescendo di Marcus Thuram, vero trascinatore dell’Inter in questo periodo di sofferenza e, perché no, l’atteggiamento ritrovato di Mkhitaryan, le prestazioni di Di Marco e la compattezza del gruppo, nonostante tutto e tutti, aggiungerei. E, ritornando alla partita, salverei il grande dominio nel secondo tempo fino al 70′, con numerose palle gol create e gol mangiati… e salverei anche il Fato avverso, per cui ogni tiro verso la porta si trasforma in gol, come contro Genoa e Monza: penso che tutta la sfortuna ci sia capitata ora e che da oggi in avanti tutto andrà meglio.

IL BICCHIERE MEZZO VUOTO

Chi ha visto una rosa completamente smarrita dopo gli infortuni di Calha e Acerbi forse ci ha visto giusto: le vittorie sofferte contro Roma e Young Boys avevano certificato la compattezza del gruppo, perché anche così si deve vincere, soffrendo. Ma la Juventus ha denudato i limiti della squadra, con De Vrij perso e fuori posizione spesso, partecipe e colpevole in 3 gol su 4, Bastoni frastornato e Pavard/Bisseck impalpabili. Colpa dell’assenza di Acerbi? No, perché i 9 gol presi in campionato prima della sua assenza erano già un segnale. Allora colpa di chi? Della dirigenza che non ha preso Bongiorno o chi per lui?

E Dumfries, discontinuo e pavido nell’affrontare Yildiz lanciato a rete? E Lautaro, lontano dal gol a San Siro da mesi? E Inzaghi che è ritornato a sostituire il giocatore ammonito (Pavard) consegnando difatti centrocampo e fasce in mano alla Juventus? Così non va bene, ci sono troppi campanelli d’allarme e la verità è che quando si perde o pareggia malissimo, vengono a galla anche i più piccoli difettucci che si trasformano inesorabilmente in grossi problemi.

FONTE: Eurosport

Vi lascio con un ultimo dato: la Juventus fino ad oggi aveva subito un solo gol e solamente 12 tiri nel proprio specchio della porta. In una sola partita siamo riusciti a fare 17 tiri, di cui 4 nello specchio e ben 6 da dentro l’area. Basterebbe questo per dire partita dominata e accantonare i problemi, forse non siamo noi a doverci disperare, ma solamente addormentarci con la rabbia di aver sprecato la partita ma anche con il sorriso di chi sa che questa squadra è pronta di nuovo a vincere ancora.

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Published by
Matteo Tombolini