Davide Frattesi in un lunga intervista a La Stampa ha parlato della sua carriera da calciatore e delle sue caratteristiche a partire dall’inserimento in area di rigore. Di seguito le parole del centrocampista dell’Inter:
INSERIMENTO IN AREA – “Una dote istintiva. Può essere allenata, ma bisogna partire da una base innata. Mi ha aiutato il fatto di essere stato attaccante nelle giovanili della Lazio: conosco bene l’area. L’atteggiamento dell’Inter agevola perché creiamo sempre tante occasioni. Poi giocavo a tennis ed è un po’ come andare a rete, però nel tennis è più rischioso perché l’avversario ti passa se sbagli il tempo”.
SPORT IN PASSATO – “Nuoto, ma non potevo fare tutto. Mia mamma si è arrabbiata perché diceva che avrei dovuto continuare per migliorare una postura un po’ chiusa. È fissata con lo sport. Faceva boxe: allenamenti e sparring, non voleva combattere. In estate mi piace prendere qualche lezione di pugilato con lei. Ma non deve esserci mio fratello, altrimenti la situazione degenera. Mio papà corre le maratone, ha fatto il Passatore. Stiamo bene tutti insieme, facciamo sempre due settimane di vacanza ogni estate”.
DIFFICILE RIPETERSI – “Ci sono più squadre. Nella scorsa stagione c’erano solo la Juventus e un po’ il Milan. Adesso si sono aggiunte Atalanta, Fiorentina, Lazio e Napoli. Due squadre possono sbagliare, ma ci sono le altre. È un torneo molto più aperto”.
PRESSIONI SULL’INTER – “Sì e no. Perché le partite vanno giocate in campo, fuori a chiacchiere è facile. E non è detto che una squadra con giocatori fortissimi vinca sempre. Basta vedere il Real Madrid e il City di questi mesi. I giocatori rendono in base al contesto. Un giocatore fuori ruolo sembra scarso. Nei momenti negativi si vede la forza di un gruppo. A noi è capitato dopo l’eliminazione in Champions e con l’Atletico Madrid. Non ce l’aspettavamo dopo l’andata. Abbiamo dovuto trovare subito la forza di andare avanti”.
TITOLARE IN NAZIONALE – “Per me è uno stimolo in più. Ogni cosa va sempre presa per il verso giusto. Altrimenti diventa tutto troppo grande. La concorrenza aiuta a dare sempre il massimo. Quando andiamo in Nazionale, i miei compagni dell’Inter mi prendono in giro: “Ecco, vai da papà Luciano”, scherzano sul Ct che mi schiera dall’inizio. Come giocava bene la sua Roma, quando ero nella Primavera giallorossa”.
STAGIONE LUNGA – “Non mi lamento, siamo fortunati. Però stiamo andando un po’ oltre. Non lo dico per il numero di partite in sé quanto per le conseguenze sullo spettacolo. A un certo punto, tra Super Champions, Supercoppa a Riyad e Mondiale per club, sei cotto. Così il rischio è che la qualità del gioco espresso venga un po’ meno”.
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