Giuseppe Marotta ha recentemente condiviso la sua visione sull’evoluzione del calcio moderno ad un evento organizzato da Il Sole 24 Ore, sottolineando come il settore abbia subito trasformazioni significative sia sul piano sportivo che su quello gestionale.
L’ingresso delle proprietà straniere nel calcio italiano
Marotta ha evidenziato l’importanza delle proprietà straniere nel panorama calcistico italiano: “Oggi fortunatamente sono arrivate le proprietà straniere: immaginiamo se a Milano non ci fossero state Zhang e Oaktree dal nostro lato o Elliott e RedBird per il Milan, saremmo stati in grandissime difficoltà.” Questo cambiamento ha portato a una gestione più orientata alla sostenibilità finanziaria, in contrasto con il passato caratterizzato da un approccio mecenatistico.
Dal mecenatismo alla gestione aziendale
Riflettendo sul passato, Marotta ha osservato come il calcio italiano fosse dominato da figure di mecenati: “Prima c’era un modello di mecenatismo, come Giovanni Borghi a Varese tra basket e calcio.” In quel contesto, le decisioni finanziarie erano spesso prese in modo informale, con i proprietari che coprivano le perdite senza un’attenzione particolare alla sostenibilità economica.
La sfida delle infrastrutture e degli stadi
Un altro tema cruciale affrontato da Marotta riguarda la questione degli stadi in Italia: “Negli ultimi 10 anni 153 stadi in Europa di cui tre in Italia. L’iter burocratico è complicato nel nostro Paese.” Questa lentezza burocratica rappresenta un ostacolo significativo per gli investitori e per lo sviluppo delle infrastrutture sportive.
L’importanza della sostenibilità economica
Marotta ha sottolineato come, nell’attuale contesto, la sostenibilità economica sia diventata fondamentale: “Oggi c’è un fondo di investimento che non viene in Italia per dispensare soldi ma fa della sostenibilità l’obiettivo principale.” Questo approccio richiede una gestione oculata e responsabile, con un equilibrio tra risultati sportivi e solidità finanziaria.
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